A partire dall’Antico Regno, vennero eseguite in Egitto statue a grandezza naturale o colossali, fatte di pietra durissima e levigate con cura. La loro natura monumentale spesso produceva pose rigide che molti trovano prive di carattere e di individualità. Nei laboratori degli artigiani, dove venivano scolpite su tutte le superfici della pietra, si segnava una griglia con il contorno delle diverse facce del lavoro finito, quindi si scalpellava via il "di più" e si rifiniva l’immagine, destinata a "essere" per sempre. La forma iniziale veniva fatta con pestelli di diorite, mentre la modellatura più fine con ceselli o piccole asce, oppure sfregando con pezzi di arenaria. Per le figure più grandi si impiegavano impalcature di legno. Sia che gli egizi volessero proteggere i punti più fragili delle statue, sia che lo facessero per puri motivi estetici, tutte le parti delle figure umane scolpite nella pietra erano attaccate a una massa più forte. Così le braccia erano distese lungo i fianchi delle figure, scolpite a rilievo sul corpo, o appoggiate alle cosce; il collo, che di per sé era una delle parti più fragili delle statue, era sostenuto da un copricapo oppure attaccato a un pilastro posteriore; le gambe, se il soggetto era in piedi, restavano unite a un pilastro posteriore o, se sedute, alla sedia. Poiché le statue erette avevano sempre il piede sinistro leggermente più avanti del destro, questo faceva sì che la figura, se osservata da sinistra, sembrasse leggermente inclinata in avanti. Gli occhi delle statue erano spesso costituiti da orbite di cristalli di rocca, con iridi di ametista e pupille di ossidiana, così che alla luce sembravano straordinariamente vivi. Le statue erano in genere rivestite di un sottile strato di gesso e poi dipinte per assomigliare a persone vive.